One thing we should know about you.

Even though I'm extremely social and love being around people, I have an introverted and reflective side. I look for moments of solitude to recharge and realign myself.

What inspires you?

Conversations that start at a common point and expand along unexpected, surprising directions. Sensitivity, the ability to translate complex moods in words and sentences. I am inspired by people who are able to do this, and in the same way I am inspired by books capable of doing the same thing, so that it seems that they are reading you and not the other way round.

I am inspired by wild nature or, as some would say, sublime nature inspires me. Silence which is an absence of language or of the cumbersome human presence, but is also presence of natural sounds. In these contexts, I feel my thoughts flowing freely, and I am finally able to listen to them.

What's your super power?

I believe in empathy. Which is definitely a double-edged sword in certain contexts, but I have learned to see it as a precious thing, which makes me experience many stories, see many worlds outside my own.

Do you have a favorite time of day or a must-have routine?

The breakfast. I love waking up slowly, without rushing things, and giving myself time to prepare a proper coffee and enjoy it slowly while reading a book, newsletters or listen to a podcast. If I have time, I also go for a walk. This is my way to start the day right before I get to work.

Your comfort food.

Good bread and cheese. I go crazy for both and I can't give them up.

What does food say about a place or a tradition?

Food is a very powerful non-verbal language. It tells everything about a place: the landscape, the climate, the history, the influences, the social structure, the tastes. For example, our kitchen tells us a lot about Italy. It tells us that we are a complex and very different place, with many languages, with a thousand stories and, therefore, with infinite recipes.

Where does the story of a place and its food begin?

From history and anthropology.

Things no one knows about your city.

So much has been written about Venice that it is difficult to find something that nobody knows. I think of something I didn't know when I got here, and that fascinated me: in Torcello, the first lagoon settlement, once there were two hundred churches, and dozens of thousands of inhabitants. Now remain just eight inhabitants, and just two of those churches. They took away the stones, one after the other, laying the foundations of what would become Venice.

Things everyone thinks they know about your city.

One of the most widespread clichés is that Venice is uncomfortable. And I always answer: it depends on how you live the comfort.

Last thing you did for the first time.

An afternoon in a jacuzzi on a rooftop in Salento.

Your next project.

I'm growing several that just started. One of them is called GLI
INCURABILI, is an editorial project, in collaboration with Inside Venice, for
tell the stories of Venetians by choice. The idea is to offer a different perspective, more optimistic about the city, through the experiences of people who, like me, have chosen to put down roots in this complex yet wonderful city. And then, I'd like to write another book – Veneto is now several years old; a lot of life has passed, while. I've been saying this for a long time, I hope this is the year to make it happen.

Speaking of dresses: What comes first? Shape, colours, touch or mood?

Lately I've been getting passionate about colors and I'm starting to choose clothes that reflect the shades which I feel most comfortable with, which I find flattering and reflect me - blues, light blues, cold and light colors.
Dressed like this, I feel myself.

Do you have a life saving uniform?

Straight high-waisted jeans, a white T-shirt, a long jacket and a pair of Friulian shoes gaudy.

What is the story behind your favorite piece of clothing?

It is a lace dress, in the color of the walls of Venice. I bought it to wear at the launch event of my first book. It is an ode to the colors of the city that it would later become home. I keep it jealously and wear it for very special occasions.

Sartoria Vico in a nutshell.

Brilliance, versatility, sophistication.

Let's destroy a false myth about knitwear.

That can't be elegant.

Give us a tip ;-)

Very difficult, because you are wonderful. Ok, I'm biased: a line with the colors of my palette!

Valeria Necchio / Multipassionate Writer, Author and Communications Specialist
IG @valerianecchio

VERSIONE ITALIANA

RACCONTACI QUALCOSA DI TE, DELLA TUA INFANZIA E DI COSA FAI. QUANDO E COME HAI INIZIATO?
Sono nata e cresciuta in un paesino della campagna veneta a circa mezz’ora da Venezia, che ho lasciato per studiare lingue a Padova, e poi comunicazione enogastronomica nelle Langhe. Ho vissuto per molti anni a Londra e per un anno a Sydney. Ho sempre lavorato in comunicazione, a stretto contatto con il mondo del cibo, del vino e della ristorazione. E, parallelamente, ho sempre coltivato la mia passione per il racconto, che fosse attraverso le parole o le immagini. Ho scritto un blog per tanti anni, ho collaborato con diverse testate. Oggi, applico questo amore per la narrazione a una varietà di progetti editoriali, dagli articoli alle interviste ai contenuti per i social. Da due anni vivo a Venezia, città che ho scelto come luogo dove recuperare un po’ di radici dopo tanto girovagare. E’ una città che mi sta dando tanto a livello professionale e personale, e di cui mi sono innamorata perdutamente.

UNA COSA CHE DOVREMMO SAPERE SU DI TE.
Che anche se sono estremamente socievole e amo stare con le persone, ho un lato introverso e riflessivo. Ricerco momenti di solitudine per ricaricarmi e riallinearmi. 

COSA TI ISPIRA? 
Mi ispirano le conversazioni che iniziano da un punto comune e si espandono lungo direzioni inaspettate, sorprendenti. Mi ispira la sensibilità, la capacità di tradurre stati d’animo complessi in parole e frasi. Mi ispirano le persone che sono in grado di fare questo, e allo stesso modo mi ispirano i libri in grado di fare la stessa cosa, così che sembra che siano loro a leggere te, e non il contrario.
E poi mi ispira la natura un po’ selvaggia o, come direbbe qualcuno, sublime. Il silenzio che è un’assenza di linguaggio o dell’ingombrante presenza umana, ma che è presenza di suoni naturali. In questi contesti, sento i pensieri fluire liberi, e riesco finalmente ad ascoltarli. 

QUAL’È IL TUO SUPER POTERE?
Credo l’empatia. Che è sicuramente un’arma a doppio taglio, in certi contesti, ma ho imparato a vederla come una cosa preziosa, che mi fa vivere tante storie, vedere tanti mondi al di fuori dei miei. 

HAI UN MOMENTO PREFERITO DELLA GIORNATA O UNA  ROUTINE IRRINUNCIABILE?
La colazione. Amo svegliarmi con lentezza, senza fare le cose di corsa, e darmi il tempo per prepararmi un caffè come si deve e godermelo lentamente mentre leggo un libro, delle newsletter o ascolto un podcast. Se ho tempo, faccio anche una passeggiata. E’ il mio modo per cominciare bene la giornata prima di mettermi al lavoro.

IL TUO COMFORT FOOD.
Pane e formaggio, di quelli buoni. Impazzisco per entrambi e non saprei rinunciarci.

COSA RACCONTA IL CIBO DI UN LUOGO O DI UNA TRADIZIONE?
Il cibo è un linguaggio non verbale potentissimo. Di un luogo racconta tutto: il paesaggio, il clima, la storia, le influenze, la struttura sociale, i gusti. Dell’Italia, ad esempio, la nostra cucina ci dice tantissimo. Ci dice che siamo un luogo complesso e diversissimo, dalle tante lingue, dalle mille storie e, dunque, dalle infinite ricette.

DA DOVE COMINCIA IL RACCONTO DI UN LUOGO E IL SUO CIBO?
Dalla storia e dall’antropologia.

COSE CHE NESSUNO SA SULLA TUA CITTÀ.
Su Venezia si è scritto talmente tanto, che è difficile trovare qualcosa che nessuno sa. Penso a una cosa che non sapevo io quando sono arrivata qui, e che mi ha affascinato: a Torcello, primo insediamento lagunare, un tempo c’erano duecento chiese, e decine di migliaia di abitanti. Ora ne rimangono otto, di abitanti, e di quelle chiese ne rimangono due. Si sono portati via le pietre, una dopo l’altra, ponendo le fondamenta di quella che sarebbe diventata Venezia.

COSE CHE TUTTI PENSANO DI SAPERE SULLA TUA CITTÀ.
Uno dei luoghi comuni più diffusi è che Venezia è scomoda. E io rispondo sempre: dipende da come vivi la comodità.

L’ ULTIMA COSA CHE HAI FATTO PER LA PRIMA VOLTA?
Un pomeriggio in jacuzzi su un rooftop in Salento. 

IL TUO PROSSIMO PROGETTO?
Ne sto coltivando diversi che sono appena partiti. Uno di questi si chiama GLI INCURABILI, è un progetto editoriale, in collaborazione con Inside Venice, per raccontare le storie dei veneziani per scelta. L’idea è quella di offrire una prospettiva diversa, più ottimista sulla città, attraverso le esperienze di persone che, come me, hanno scelto di mettere radici in questa città così complessa eppure meravigliosa. E poi, mi piacerebbe scrivere un altro libro – Veneto ha ormai diversi anni; è scorsa tanta vita, nel mentre. Lo dico da tanto, spero che questo sia l’anno nuovo per concretizzarlo.

A PROPOSITO DI ABITI:  COSA VIENE PRIMA? FORMA, COLORI, TATTO O MOOD?
Ultimamente mi sto appassionando ai colori e sto iniziando a scegliere capi che rispecchino le tonalità con cui mi sento più a mio agio e che trovo mi donino e mi rispecchino di più – i blu, gli azzurri, i colori freddi e chiari. Vestita così, mi sento io. 

HAI UN’UNIFORME SALVA VITA?
Un jeans dritto a vita alta, una maglietta bianca, una giacca lunga e un paio di friulane sgargianti.

QUAL’È LA STORIA CHE STA DIETRO AL TUO CAPO DI ABBIGLIAMENTO PREFERITO?
E’ un vestito di pizzo, color dei muri di Venezia. L’ho acquistato per indossarlo all’evento di lancio del mio primo libro. E’ un’ode ai colori della città che poi sarebbe diventata casa. Lo conservo gelosamente e lo indosso per occasioni davvero speciali.

SARTORIA VICO IN POCHE PAROLE.
Vivacità, versatilità, sofisticazione.

DISTRUGGIAMO UN FALSO MITO SULLA MAGLIERIA.
Che non può essere elegante.

DACCI UNA DRITTA ;-)
Difficilissimo, perché siete stupende. Ok, sono di parte: una linea coi colori della mia palette!